sabato 19 febbraio 2011

Parlami d'amore Mariù


Parlami d’amore Mariù; o se d’amore non sai niente, se non altro parlami, dimmi a stento qualche parola, pronuncia sillabe sconnesse, esci dal tuo torpore da primi del novecento. Fatti carne, materializzati nello stupore di noi poveri ascoltatori, rompi il velo immateriale delle nostre coscienze virtuali. Mariù bambina della settimana feriale, operaia in fabbrica, sporca pulitrice di scale, raffazzonata casalinga in un film del ventennio. Sii la donna assente del nostro tempo, ciò che non vedo in questi pochi istanti di catodica apaticità. Mariù dolce fidanzata del sabato, ricordo infantile di una nazione assente, processione sacra e bestemmia santa. Mariù femmina madre, da cui tutti siamo generati, riportaci alla realtà delle macchine per pochi, ai fumi di tombino, alle carrozze, ai movimenti d’avanguardia, alle sigarette con il bocchino. Mariù sanguinaria della domenica scendi con la falce su questo mondo infame, privo d’eroi, privo di veri ladri, in cui il sangue non si vede e la gente muore dalla nascita.. Niente ha senso questa sera, e più guardo e più ho paura, che siamo in venti milioni, la metà di questa terra penisola, a guardare l’abisso e niente ci fa tremare. Parlami d’amore Mariù, perché nient’altro mi sveglia questa sera.

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