
martedì 29 marzo 2011
mercoledì 9 marzo 2011
martedì 8 marzo 2011
domenica 6 marzo 2011
giovedì 3 marzo 2011
venerdì 25 febbraio 2011
martedì 22 febbraio 2011
domenica 20 febbraio 2011
Monghidoro non finisce oggi
Monghidoro non finisce oggi. (Akab)
A Genova belen è ormai l’epigono femminile di belìn. (Alex Tirana)
A Genova belen è ormai l’epigono femminile di belìn. (Alex Tirana)
Achtung! Il Fronte Popolare Antifestival continua la sua missione suicida anche nel periodo in cui il vulcano non erutta merda. Quindi non sospendete il mitragliamento di fumetti, scritti e vignette, ci saranno ancora grati per tutto il dopofestival e in seguito potremo continuare a dargli giù su altri eventi televisivi di rilievo, tanto la tivù come diceva Bonvi è l’arma finale del dottor Goebbels. Con la presente, in qualità di triumviro della Repubblica Nichilista di Monghidoro assieme agli altri due succitati, intendo ringraziare calorosamente e pubblicamente tutti i contribuenti, dacché grazie alla loro partecipazione è stato possibile far decollare il nostro ambizioso progetto, e ora che – senza offesa per San Giovanni – è ufficialmente decollato, non ci fermeremo più, pare. Come anche i meno svegli tra voi avranno a questo punto afferrato, non è stata mai fatta né sarà mai fatta programmaticamente alcuna selezione dei contributi. Questo perché:
A) Si… può… fare! (Barone Victor von Frankenstein)
B) In quanto blogger non abbiamo limiti morali, tipografici e stilistici.
C) Siamo un Fronte Popolare, boia dè.
Potrei menarla ancora a lungo su quanto è importante la nostra campagna militare, ma preferisco l’ermetismo dell’ermellino.
Dateci sotto, e che Monghidoro sia ancora il loro Vietnam, la loro Norimberga e il loro piazzale Loreto. E ora intoniamo tutti insieme il nostro inno nazionale, “Italia” di Mino Reitano, di cui vi risparmio pietosamente l’esegesi.
Con l’ossa che fremono amor di patria,
il poverello
sabato 19 febbraio 2011
Parlami d'amore Mariù

Parlami d’amore Mariù; o se d’amore non sai niente, se non altro parlami, dimmi a stento qualche parola, pronuncia sillabe sconnesse, esci dal tuo torpore da primi del novecento. Fatti carne, materializzati nello stupore di noi poveri ascoltatori, rompi il velo immateriale delle nostre coscienze virtuali. Mariù bambina della settimana feriale, operaia in fabbrica, sporca pulitrice di scale, raffazzonata casalinga in un film del ventennio. Sii la donna assente del nostro tempo, ciò che non vedo in questi pochi istanti di catodica apaticità. Mariù dolce fidanzata del sabato, ricordo infantile di una nazione assente, processione sacra e bestemmia santa. Mariù femmina madre, da cui tutti siamo generati, riportaci alla realtà delle macchine per pochi, ai fumi di tombino, alle carrozze, ai movimenti d’avanguardia, alle sigarette con il bocchino. Mariù sanguinaria della domenica scendi con la falce su questo mondo infame, privo d’eroi, privo di veri ladri, in cui il sangue non si vede e la gente muore dalla nascita.. Niente ha senso questa sera, e più guardo e più ho paura, che siamo in venti milioni, la metà di questa terra penisola, a guardare l’abisso e niente ci fa tremare. Parlami d’amore Mariù, perché nient’altro mi sveglia questa sera.
venerdì 18 febbraio 2011
giovedì 17 febbraio 2011
Il niente è meglio del nulla
Love me tender, Love me sweet, Never let me go. You have made my life complete, And I love you so.
Abbiamo bisogno del corpo morto mediatico, di questo cadavere fatto di pianisti dai nomi argentini, di modelle, di pubblicità della beghelli, dei soprammobili incarnati di mondi morti. Abbiamo bisogno di sacrificarlo, di bruciarlo questo mondo morto, di berci le loro ceneri in un bicchiere come nel Kerala, di pisciare sui loro corpi, di sconsacragli le tombe che tanto non si muovono.
Le dita della mia vicina di casa puzzano, perché a fare la badante il puzzo degli anziani non ti si toglie da sotto le unghie nemmeno con il borotalco, e noi le unghie le abbiamo curve dallo sporco, dalla merda che fuoriesce a fiotti dallo schermo: l’inglesina zoccoletta di ventitudue anni, la canalis che parla tanto bene inglese, gli sfondi rubati a windows media player, le canzoncine, la napoletanuccia di vent’anni tanto pulita che ci dimentichiamo i rifiuti, pure il rasta tanto giovane.
Love me tender, Love me true, All my dreams fulfilled. For my darlin I love you, And I always will.
E vorrei svegliarmi la mattina con le urla e i fischi delle sirene, con la melodia esausta di eroismo infranto, con i sassi e gli stupri, gente per strada, ad inneggiare in lingue che non conosco. Me li immagino tutti quelli della televisione, i famosi a orologeria, che scappano con i vestiti in mano, con le mani e i piedi sanguinanti; poco importa se moriremo tutti sotto il minareto, o il ristorante cinese, il puzzo sarà migliore… che qui il conto non è ancora arrivato.
When at last my dreams come true Darling this I know Happiness will follow you Everywhere you go. Guardare giannimorandi per dieci secondi negli occhi, come l’abisso, il senso fuggito dalla storia, il nulla. Non puoi esprimere giudizio che anche quello si infrange. Afasia la chiamavano, mutismo da realtà forse; preferisco contare i pacchetti di pasta sul ripiano, girare lo sguardo, fuggire, che in fondo il niente è meglio del nulla.
Abbiamo bisogno del corpo morto mediatico, di questo cadavere fatto di pianisti dai nomi argentini, di modelle, di pubblicità della beghelli, dei soprammobili incarnati di mondi morti. Abbiamo bisogno di sacrificarlo, di bruciarlo questo mondo morto, di berci le loro ceneri in un bicchiere come nel Kerala, di pisciare sui loro corpi, di sconsacragli le tombe che tanto non si muovono.
Le dita della mia vicina di casa puzzano, perché a fare la badante il puzzo degli anziani non ti si toglie da sotto le unghie nemmeno con il borotalco, e noi le unghie le abbiamo curve dallo sporco, dalla merda che fuoriesce a fiotti dallo schermo: l’inglesina zoccoletta di ventitudue anni, la canalis che parla tanto bene inglese, gli sfondi rubati a windows media player, le canzoncine, la napoletanuccia di vent’anni tanto pulita che ci dimentichiamo i rifiuti, pure il rasta tanto giovane.
Love me tender, Love me true, All my dreams fulfilled. For my darlin I love you, And I always will.
E vorrei svegliarmi la mattina con le urla e i fischi delle sirene, con la melodia esausta di eroismo infranto, con i sassi e gli stupri, gente per strada, ad inneggiare in lingue che non conosco. Me li immagino tutti quelli della televisione, i famosi a orologeria, che scappano con i vestiti in mano, con le mani e i piedi sanguinanti; poco importa se moriremo tutti sotto il minareto, o il ristorante cinese, il puzzo sarà migliore… che qui il conto non è ancora arrivato.
When at last my dreams come true Darling this I know Happiness will follow you Everywhere you go. Guardare giannimorandi per dieci secondi negli occhi, come l’abisso, il senso fuggito dalla storia, il nulla. Non puoi esprimere giudizio che anche quello si infrange. Afasia la chiamavano, mutismo da realtà forse; preferisco contare i pacchetti di pasta sul ripiano, girare lo sguardo, fuggire, che in fondo il niente è meglio del nulla.
mercoledì 16 febbraio 2011
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